...MA TRE CROCI FANNO UN CALVARIO |
Vajont | ||||
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LA LEGGENDA DEL PIAVE A MEZZO SECOLO DALLA FRANA
I fatti presi in esame si riferiscono alla distruzione dei paesi a monte e a valle della diga del Vajont, nel cui invaso la notte del 9 ottobre 1963 precipitò una enorme frana da cui si generò un'onda che causò oltre 2.000 morti. |
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Nessuno oggi pensa che potrebbe avere ragione l'agente di turismo, dato che fa soldi facendo ammirare la stretta forra, e non collaborando alla diga... "Fra i primi gli idrologi" che misurando le piogge e le portate dei corsi d'acqua permettono di "risalire al volume delle acque che verranno trattenute nel serbatoio formato dalla diga". "Su in alto il geologo esamina a fondo le caratteristiche della roccia, confortato dalle più moderne (dalli!) ricerche geofisiche". "Il topografo, intanto, precisa con esattezza millimetrica (gergo di moda!) la configurazione della valle, arrivando a stabilire perfettamente i contorni".
Omettiamo i dettagli sulla progettazione o le progettazioni, le 90 ore di calcolatrice che hanno risparmiato anni di lavoro di una squadra di matematici, la storia delle verifiche sui modelli in legno prima, poi in cemento... Un solo passaggio ci interessa, quello che si riferisce alla ineluttabilità della determinante economica. "Il progetto tra i tanti adottato, che risale al 1956, sfrutta completamente le caratteristiche della valle che sembra fatta apposta per costruirvi uno sbarramento di dimensioni eccezionali". La valle era fatta apposta per essere sfruttata, e se non ci fosse stata... bisognava inventarla. Con la scienza, la tecnica e il lavoro, l'uomo sfrutta la natura? Non è vero, e il rapporto intelligente tra uomo e natura nascerà da quando non si faranno questi conti, e calcoli di progetto, in soldi, ma in grandezze fisiche, ed umane. Sfruttare si può dire quando un gruppo umano sfrutta l'altro. Con le costruzioni grandiose del tempo mercantile gli sfruttati si rendono solidali con la intrapresa sfruttatrice. A Longarone era stata impiegata tanta gente ed era piovuto tanto oro. L'ingegnere doveva rispondere, se faceva piovere oro? È vero che una maestranza ha scioperato per l'evidenza del pericolo di frana, ma è anche amaro insegnamento quello dell'operaio che, allontanato dal geometra votato alla morte perché, claudicante, non ce la avrebbe fatta a fuggire in caso di allarme, si è violentemente ribellato. Quando la paga è alta, il rischio della vita umana è l'aria normale che la società del danaro e del salario respira. Tutta la valle ha rischiato ed è morta. La soluzione di questo problema i comunisti in commercio non la troveranno mai col metodo "democratico". Sono soluzioni sciocche a queste tragedie - che mostrano solo che la società borghese e pecuniaria, di iniziativa privata e di mercato, sopravvive alle ragioni della sua storia, e ormai è un cadavere più putrefatto di quelli di cui ha seminato il Piave - quelle agitate dai giornali nutriti di una bolsa demagogia piccolo borghese, che forse un secolo addietro poteva essere ammessa, e che chiede giustizia, onestà, e pene per quelli che sbagliano o truffano. Socialmente e politicamente ci separiamo da quanti chiedono, in nome dei morti che hanno rischiata la vita perché una società iniqua desse loro la sola civiltà che possa elargire, le tre procedure risibili. L'inchiesta amministrativa, disposta dai ministri che hanno le mani in pasta, e demandata a professori di università, ligi al sistema della responsabilità di settore, per cui si ha il diritto di non sapere "la materia degli altri" in questo sistema burocratico, scolastico e carrieristico che ci affoga. L'inchiesta parlamentare, in cui un gruppo di gente di nessuna preparazione, di ideologie contrastanti, salvo quella della brama del successo e dell'arrivismo politico che è lo stesso dall'estrema destra all'estrema sinistra, studiano quello che non capiscono e poi fanno votare l'assemblea dei "politici", ossia di quelli che per primi dovrebbero andare al macero per liberare la società umana. La magistratura, che sa il suo mestiere nell'applicare un codice inchiavardato nella tradizione e nell'ultima costituzione, buono per il ladruncolo di poche lire e per il funzionario che in questo caso, solo ad andare dentro, aveva reso pubblico "rubandolo" un documento che indicava che il sospetto tecnico della diga era fondato ed antico. Tre gradi diversi di beffa, non per i morti, ma per i vivi che guardano ai partitacci e ai giornalacci di tutti i colori, e affogano nella incoscienza dei loro destini. Che fare della diga? Altro problema che l'ingranaggio dell'amministrazione burocratica e democratica non potrà risolvere. La diga non è stata travolta, e l'ing. Semenza se vivo, dal punto di vista del settore, sarebbe innocente. Ma il problema era la stabilità dei fianchi della valle, una volta che su di essi si era di colpo portata una pressione idrica di 26 atmosfere. Nel fondo non vi erano alluvioni? Che scusa è questa? Nella forra il filo liquido veloce dunque non depositava, ma erodeva, creando nei secoli le condizioni che i topografi riferirono al povero Semenza. Dunque la parete era friabile, certamente permeabile, e sotto la grande pressione in strati che hanno potuto cedere ha causato la frana del Toc. Gli invasi successivi che potevano dare un collaudo empirico, sono stati effettuati senza collaudi e senza ordine dell'onnipotente Stato. La diga era troppo alta. La relativa legge dovrebbe essere riformata dando un massimo di altezza; poniamo meno di cento metri. Ma allora il ricavo dell'operazione scenderebbe al disotto dei costi. Orrore! Non ci rimetterebbe il monopolio, ma tutto il modo di mangiare di quelli che ne dipendono, e lo stesso sarebbe se operasse direttamente lo Stato. Il riformismo, non solo in Italia, ha questa bandiera; fatta la legge, trovato l'inganno. Un vecchio ingegnere che è per l'antica laurea in grado di capire geologia, topografia e meccanica costruttiva, ha detto che ora la diga potrebbe crollare. Dietro di essa non vi è acqua ma una fase mista di acqua e terra (fango e melma) la cui spinta per il maggior peso specifico può risultare più forte. Qui non ci sono modelli che tengano! il caso è troppo indeterminato e vanno buche anche le calcolatrici. Il bacino del Vajont è diviso in due dalla colossale frana il cui volume supera quello dell'acqua che conteneva, una collina che esce dal pelo d'acqua di centinaia di metri. Ma il minore lago rimasto contro la diga può generare la pressione indicata dal vecchio ingegnere di cui sopra. Tutto dipende dall'altezza, che è la totale, e dalla densità della melma, che starà decantando. Il bacino va vuotato, non sfondando la diga a cannonate, ma attuando dei sifoni a cavallo di essa, in sostituzione dei dispositivo che il disastro ha annientati, e rinunziando alla energia potenziale che le turbine potrebbero, se funzionanti, sfruttare. Non crediamo che il Consiglio superiore dei lavori pubblici abbia potuto decidere che il muro resti come sostegno (?) di un lago alpino. Quella fogna di morte non è un lago alpino. I laghi si sono formati nell'epoca glaciale tra fianchi di roccia abissale incrollabile e con un modesto sbarramento di naturali colline moreniche. Il loro collaudo lo ha fatto Madre Natura in milioni di anni, e non una Commissione tecnica! L'uomo, è certo, vincerà la natura. E lo farà grazie ad una scienza, una tecnica ed una ammini-strazione, che non si affitteranno a nessuno. Prima di piegare a noi la natura, dovremo aver piegate le sinistre forze sociali che ci schiavizzano peggio di milioni di metri cubi di pietre sepolcrali, e che mettono il responso degli esperti di oggi sotto la condanna dei lauti compensi e dei profitti esosi. Dobbiamo arginare le frane non di acque e terra; ma di schifosissimo oro. Da "Il programma comunista" n. 20 del 1-15 novembre 1963 |
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Vedi precedenti in nomade n.6, dicembre 2012.
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Immagine dell'interno dell'Edicola allestita da Vladimir Macura. nel sett. 2013
(vedi filmato). |
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